lunedì 13 aprile 2020

François Jullien, tra Cina e Occidente



Trattato dell'efficacia, François Jullien. Giulio Einaudi Editore ...

Pensare l'efficacia in Cina e in Occidente eBook: Jullien ...

Copertina anteriore

Per essere efficaci: modellizzare 
Fatto questo preambolo, e chiarita così la prospettiva in cui
mi muovo, mi soffermerò stasera specificamente su una
questione, le cui ricadute penso vi riguardino da vicino, in
quanto impegnati in funzioni di gestione aziendale e
management: la questione dell’efficacia. Per cogliere come i
greci (e noi per eredità) da una parte, i cinesi dall’altra
abbiano potuto concepire in maniera differente ciò che in
prima istanza definirei, in termini comuni, l’efficacia o la
strategia. Trattandosi di un punto sul quale il faccia-a-faccia
fra le due culture può essere stabilito con facilità, le due
concezioni dell’efficacia, greca e cinese, possono scrutarsi e
illuminarsi a vicenda, o in altri termini riflettersi l’una
nell’altra. A mio parere, la modalità greca di concepire
l’efficacia può essere così riassunta: per essere efficace, io
costruisco una forma modello, ideale, di cui traccio un piano
e che mi pongo come obiettivo; poi inizio ad agire in base al
piano e in funzione dell’obiettivo. Si ha, quindi, prima la
modellizzazione, la quale poi invoca la propria applicazione.
Ciò conduce il pensiero classico europeo a concepire
l’intervento congiunto di due facoltà: l’intelletto che, come
dice Platone, “concepisce in vista del meglio” (che è la forma
ideale); poi la volontà che si impegna per fare entrare la forma
ideale, progettata, nella realtà.  
[...] Ispirata a questa preoccupazione di base – fare crescere –, su
cui continua a ritornare, l’efficacia cinese si caratterizza
dunque soprattutto per due termini: essa opera in maniera
indiretta e discreta, attraverso l’influsso, come la natura.
Mentre il rapporto mezzo-fine conduce a pensare l’efficacia
– per esempio in Clausewitz – come la via “più corta” per
giungere al fine perseguito, l’efficacia cinese è indiretta in
quanto procede dai fattori favorevoli, o che vengono resi tali,
come conseguenza implicita, e non da un qualsiasi progetto.
Il carattere indiretto riguarda il fatto che non ci si aspetta alcun
effetto reale, effettivo, se non inserito nel corso di un
processo e passante per esso. Così avviene quando si sarchia
alla base di una pianta per farla crescere. “Fare crescere”: un
tale fare, per faticoso che sia, non rappresenta altro che
l’appoggio, non soffocante, di una crescita che si dispiega da
sé. Favorire ciò che mi è favorevole, si è detto, e allora
l’effetto procederà dalla situazione stessa. Non sarò più io che
pianifico e voglio, ma sono le condizioni coinvolte,
opportunamente sfruttate, che condurranno al risultato; in
altri termini, lavoreranno per me. All’inizio c’è il soggetto o
la situazione: il pensiero cinese parte dalla situazione
piuttosto che dall’Io-soggetto.
(F. Jullien, Pensare l'efficacia in Cina e in Occidente, Roma-Bari : Laterza, 2006)

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