mercoledì 22 aprile 2020

Ingegnerie della divinazione (8)

Dall'ingegneria all'economia


Già nella introduzione a I sistemi socialisti[1], Vilfredo Pareto non aveva potuto fare a meno di por mano alla matematica e ai suoi grafici quando ricordava che “le ricerche critiche contenute in questo libro suppongono noti certi principi di fisiologia sociale, in parte già esposti nel mio Cours d’économie politique.”[2] Proprio facendo riferimento alle lezioni tenute all’Università di Losanna presenta “la curva della distribuzione della ricchezza, nelle nostre società” la cosiddetta piramide sociale dove i ricchi (pochi) occupano la sommità e i poveri (molti) stanno alla base. “Soltanto la parte a b c g f della curva ci è ben nota grazie ai dati della statistica. La parte a d e f è solo congetturale” afferma continuando poiché la forma della curva non è dovuta al caso ma “dipende probabilmente dalla distribuzione dei caratteri fisiologici e psicologici degli uomini”. Non è però solo questione di statistiche e Pareto è ancora fiducioso nel potere della analisi matematica quando afferma in una nota del capitolo settimo (I sistemi teorici) che “noi abbiamo stabilito, sin dal 1892 (“Giornale degli Economisti”, maggio) l’analogia fra le equazioni di Lagrange per l’equilibrio meccanico (principio di velocità virtuali) e le equazioni dell’equilibrio economico)”.[3]
Se però il nostro interesse si focalizza sulla possibilità di misurare il futuro con l’aiuto della matematica, tutto si diparte ufficialmente dal Manuale di economia politica[4] dove il Capitolo II è una Introduzione alla scienza sociale. Qui compare per la prima volta in maniera critica il termine “divinazione”:

Cicerone (De nat. deor., II, 3) cita un ragionamento mercé il quale, dall'esistenza della divinazione M, si deduceva l'esistenza N degli Dei. In altro scritto, egli cita un ragionamento inverso, pel quale dalla esistenza degli Dei si deduce quella della divinazione ; e tosto ne mostra la vanità. Tertulliano sa come accade che i demoni possono predire la pioggia ; ciò segue perché, portati per l'aria, la sentono prima che giunga in terra. (Pareto, Manuale di economia politica, II, 14)

E molto più avanti, solo una seconda volta si ritornerà alla impossibilità di una divinazione nella programmazione di azioni future, quando il nostro cita e commenta il Traité théorique et pratique d’économie politique di Leroy-Beaulieu.

Ma come fa egli a sapere che non vi saranno più grandi scoperte, simili a quelle delle ferrovie; che prolungate guerre non minacciano l'umano genere, che siamo al sicuro di profondi sconvolgimenti sociali? Eppure, per suo detto stesso, occorre essere certi che nulla di ciò accadrà, per accettare la sua conclusione. Ma, se anche egli si appone al vero, ciò sarà per uno straordinario acume, per un certo senso di divinazione, non mai per un ragionamento scientifico; poiché nessun ragionamento di tale specie può, tenuto conto delle conoscenze che abbiamo, concederci di sapere se fra pochi, o molti anni, vi saranno, o non vi saranno, guerre prolungate, sconvolgimenti sociali, grandi scoperte, ecc. (Pareto, Manuale di economia politica, VIII, 27)

In realtà la primaria preoccupazione di Pareto è quella di scoprire le leggi che governano l’economia, e queste leggi devono avere un fondamento matematico. Già nel Capitolo I si legge:

Quando affermiamo che A si è osservato con B, tacciamo solitamente se consideriamo quell'incontro come fortuito, o no. Di tale senso equivoco si valgono coloro che vogliono esporre un'economia politica propria, pure negando che esista quella scienza. Se voi dite loro che, affermando che A accompagna B, ammettono un'uniformità, una legge, rispondono: « no, narriamo un fatto passato » . Ma attenuto per tale modo il consenso alla loro imposizione in un senso, tosto ne usano in un altro e predicano che pel futuro A sarà unito a B. Colui il quale, dal fatto che i fenomeni economici o sociali A e B furono uniti in certi casi, pel passalo, trae la conseguenza che saranno pure uniti pel futuro, manifestamente afferma un'uniformità, una legge; onde è proprio ridicolo se, dopo ciò, nega l'esistenza di leggi economiche e sociali. Se non si ammettono uniformità, la conoscenza del passato e del presente è mera curiosità, e nulla se ne può ricavare pel futuro; tanto vale leggere l'Orlando furioso dell'Ariosto come la storia di Tucidide; e se, invece, da quella conoscenza si ricava la menoma deduzione pel futuro, si ammette, almeno implicitamente, un'uniformità. 7. Né le leggi economiche e sociali, né le altre leggi scientifiche patiscono propriamente eccezioni. Un'uniformità non uniforme non ha senso alcuno. Ma le leggi scientifiche non hanno un'esistenza oggettiva. L'imperfezione della nostra mente non i-i consente di considerare nel loro insieme i fenomeni, siamo costretti a considerarli partitamente. Quindi, invece di uniformità generali, che sono e ci rimarranno sempre incognite, siamo costretti a considerare infinite uniformità parziali, le quali in mille modi s'intrecciano, si sovrappongono, si contrastano. (Pareto, Manuale di economia politica, I, 6-7)

Se si entra nel merito dello studio dell’evoluzione dei fenomeni naturali arrivano le prime difficoltà:

Il […] modo pel quale ci può giovare lo studio dell'evoluzione dei fenomeni sta nel porci sulla via di scoprire, quando esistono, le uniformità che presenta tale evoluzione, e perciò nel metterci in grado di prevedere, dal passato, il futuro. Ma è manifesto che tanto più si allunga la catena delle deduzioni tra i fatti passati e i fatti futuri, tanto più esse divengono mal sicure ed incerte, . (Pareto, Manuale di economia politica, I, 34)

Ciò nonostante la matematica, a Vifredo Pareto, sembra che possa portare a una qualche interpretazione quantitativa dei fenomeni: l’economia, fondata sui numeri, sembra essere il terreno ideale per trasportare dalla matematica appresa negli studi di ingegneria i modelli che siano più adatti a simulare i fenomeni dei mercati. Si parte da semplici considerazioni algebriche:

Si ammette, il che è ipotetico, che il futuro sarà eguale al passato; ed inoltre per un individuo si usano numeri proporzionali a quelli ora segnati; cioè si suppone che, in media, si dovrà pagare a ciascun individuo: 8.917.100 / 89.865 = 99,228, alla fine del primo anno; 8.846.500 / 89.865 = 98, 442, alla fine del secondo anno; e via di seguito.  (Pareto, Manuale di economia politica, V, 59)

Presto la teoria delle funzioni entra in maniera fondamentale nel Manuale di economia politica partendo dal Capitolo IV dove di tratta del “fenomeno dei gusti al piacere che prova l’uomo consumando certe cose o comunque usandone”, per arrivare al Capitolo successivo dove si tratta “degli ostacoli e del modo col quale si superano, ossia lo studio della produzione”, per arrivare nel Capitolo VI all’Equilibrio economico. La “economia matematica” che troverà ampio spazio nell’Appendice al volume con teoremi, dimostrazioni ed esempi, fa la sua apparizione in questi capitoli esemplificata in grafi e diagrammi che esprimono le relazioni tipiche della produzione dei beni. Senza dilungarci troppo in queste considerazioni si faccia, a puro titolo di esempio, riferimento ai paragrafi 69 e 70 del Capitolo IV dove si tratta del “colle dell’ofelimità[5]”.

Dalla proprietà dell’ofelimità elementare di una merca decrescere quando cresce la quantità di quella merce a disposizione dell’individuo, segue che il colle dell’ofelimità ha pendenza più aspra alla base, più lieve in alto; somiglia al monte del purgatorio di Dante
Questa montagna è tale.
Che sempre al cominciar disotto è grave,
E quanto più va sa, e men fa male.
Purg., IV, 88-99.                  

Per le merci di prima necessità l'analogia è completa

E la costa superba più assai,
Che da mezzo quadrante a centro lista.
Purg., IV, 41-42.

70. Una proprietà di gran momento per la teoria è la seguente. Quando, percorrendo per un certo verso un sentiero rettilineo si principia a scendere, si scende poi sempre seguitando a percorrerlo per lo stesso verso. Invece, se si principia a salire, si può poi scendere. La dimostrazione si darà nell'Appendice; qui ei mostrerà solo la cosa intuitivamente. Pei sentieri del genere di a b è evidente che si sale sempre nel senso della freccia, si discende pel verso opposto. Pei sentieri come m c si sale, pel verso della freccia, sino in c, e poi si cala. Da c in m, procedendo pel verso contrario a quello della freccia, si cala sempre. Perché si potesse salire, sarebbe necessario che, in qualche punto come c", invece di passare dal di sopra al di sotto della linea di indifferenza, come in c', si passasse dal di sopra al di sotto. Ma se ciò accade, la curva che passa in c", dovendo sempre avere la sua tangente che fa un angolo acuto α, come è indicato sulla fig. 39, non può scappare da c" in e, ma deve di necessità inflettersi per andare verso f. Ma quella concavità in h è contraria alla proprietà delle linee di indifferenza; dunque l'ipotesi fatta non può sussistere.

Così nasce la moderna econometria, fondata da un ingegnere. Ma ben presto gli interessi, sempre intrisi di un profondo umanesimo cambiano e quando dal Manuale si arriverà al Trattato di sociologia generale la matematica quasi scompare e così pure i diagrammi che tanto avevano avuto un ruolo fondamentale nella teoria dell’equilibrio economico.



[1] Vilfredo Pareto, I sistemi socialisti, trad.it., Introduzione.
[2] Pareto aveva tenuto corsi di Economia politica all’Università di Losanna negli anni 1896 e 1897.
[3] Vilfredo Pareto, cit. nota (a) pag. 424.
[4] Vilfredo Pareto, Manuale di economia politica, Milano : Società Editrice Libraria, 1906.
[5] Il termine “ofelimità” derivato dal greco ophélimos 'vantaggioso, utile', fu introdotto da Vifredo Pareto per indicare il valore soggettivo di un bene, determinato in base al piacere derivante dal suo uso o dal suo possesso.

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